ALESSANDRO SCARABELLO AL RIALTOSANTAMBROGIO

Alessandro Scarabello

Rialtosantambrogio Roma

22.01.2009 – 19.02.2009

Works

Alessandro Scarabello sarà presente negli spazi di Rialtosantambrogio con un ciclo pittorico realizzato tra il 2006 il 2007 e per la prima volta esposto nella sua interezza.
Sin dai primi lavori, Alessandro Scarabello indaga i risvolti dell’umano, mostrando una particolare sensibilità nei confronti delle persone umili e poste ai margini che rappresenta nei luoghi dove svolgono le loro attività e dove si dipanano le loro vicende esistenziali, preferendo la forma del ritratto attraverso il quale restituisce loro dignità e fierezza. I lavoratori edili nei cantieri, i senza casa delle realtà metropolitane, i pellerossa delle riserve indiane sono i personaggi che popolano le sue tele, tutti caratterizzati da un dato comune, la personale conoscenza da parte dell’artista nella vita reale.
Il nuovo ciclo di grandi tele in mostra segna il passaggio verso una dimensione immaginifica, affidata ad un supereroe di cui, però, non interessa la specificità e dunque neanche la valenza narrativa, bensì il suo essere lo stereotipo del superuomo utilizzato come stratagemma per scandagliare i sentimenti e le aspettative, gli atteggiamenti mentali e spirituali, tipici di una generazione di trentenni che si misura con un mondo che spesso non capisce e da cui a volte viene respinta. Il supereroe, infatti, simboleggia il tentativo di superare la crisi di identità conseguente al terremoto di valori che sta alterando le fondamenta su cui la società si basa e che finora sono servite all’uomo per resistere all’impatto con il futuro. Intravedendo nella nuova dimensione del reale la fine di se stesso egli decide di tornare ad essere un uomo qualunque, di togliersi il costume, scegliendo di comunicare la sua scelta attraverso la pubblicità consapevole della sua forza di persuasione.
E’ un invito/monito a non cercare fideisticamente conforto nel super potere delle tecnologie che spesso sono un passatempo per esorcizzare la paura dell’essere. L’atto di rinuncia del supereroe, metafora della necessità di recuperare la capacità di scelta e con essa il libero arbitrio, può sembrare un atto di codardia ma esprime, al contrario, il coraggio di vivere a dispetto delle imposizioni di un mondo sempre più cinico, violento e conformato a modelli negativi: tutto ciò che il suo costume rappresenta cessa così di esistere. Quello del supereroe è una manifestazione di moderno umanesimo che, senza nulla concedere a stantie riproposizioni e rivisitazioni della sfera spirituale, tiene conto dei limiti che la società contemporanea pone ad una visione acriticamente positivista della vita e dei rapporti sociali.
Le cinque grandi tele concepite come singole costruzioni simboliche svincolate da un preciso percorso narrativo, fotografano altrettanti momenti di snodo del rapporto che ciascun uomo intrattiene con se stesso nella continua ricerca della propria collocazione sociale, etica e morale: la consapevolezza e l’orgoglio di sé, la lotta per l’affermazione dei propri ideali e valori, la richiesta di aiuto e confronto con l’altro, la sconfitta e l’abbandono, infine la percezione che comunque la propria esperienza umana consente di lasciare un segno o almeno una testimonianza.

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